Filippo Sorcinelli / model
Contemplare qualcosa non significa per forza unire in modo semplice l’orizzonte del tempo.
Ma il tempo ha un suo ruolo quando si osserva qualcosa. Il tempo si trova sempre… come un diletto orgoglio lo si pretende, anche nell’universo ripetitivo di un cavo.
Trovarsi al centro di un cumulo di occhi che guardano, (non osservano, guardano!) interrompe il quotidiano, ci urta contro, e per un po’ tutto si ferma, le nostre azioni diventano altre, catapultiamo la nostra vita diventa esitante desiderio contro il tempo.
Cerchiamo uno scacciatempo adesso, cioè non occupiamo più il tempo stesso, ci si abbandona nella dimensione più intima di “chi segue”, poiché un protagonista assurdo diviene poetica.
E improvvisamente tutto eguaglia la nostra esistenza e niente ci opprime se non la disperata smania di approfondire quel desiderio. Chi in un modo, chi nell’altro.
Lo abbiamo trovato. Lo conosciamo già. Senza sapere. Senza suono.
Lo abbiamo trovato nel noioso stesso che ci annoia… è lui, quel protagonista che seguiamo da lontano che diventa così vicino e ci tiene in sospeso.
E non mi opprime, non c’è nulla che ci assale ora!
Dove mi tiene in sospeso però? In che cosa io sono trattenuto? Dove voglio arrivare con quegli occhi che diventano tempo speso per realizzare un desiderio?
Ma il tempo va più veloce, perché il tempo non esita. Abbiamo dimenticato il tempo, il tempo è scomparso eppure ci trattiene qui a guardare un desiderio che finge di accumunare socialmente diverse figure che compiono la medesima azione in ogni parte del mondo.
Abbiamo messo a nudo la noia, scacciatempo perfetto del nostro mediocre vivere, tentando con questa nudità di dare una direzione a quel tempo che nella normalità delle cose vuole schiacciarci.
E siamo persi da questo nostro metterci a nudo, almeno una volta, a perdersi e a stordirci in questa spogliazione del nostro parziale valore.
Ed ecco le possibilità degli atteggiamenti diversi: le lasciamo stare, le possibilità? Le modifichiamo? Mi colmano queste eventuali sottili falle del nostro tempo cercato, voluto, trovato per guardare?
Ma il profumo di questo desiderio nascosto dietro le mie pupille quando lo potrò sentire?
Forse in questa nudità manifestata, sussistono tutte le cose.
E se staccassimo la corrente?
Nina Sever / model
Prima di trovarmi in una stanza piena di sconosciuti, credevo sarebbe stato diverso, ero convinta sarebbe stato in qualche modo imbarazzante, ho temuto di sentire la mia intimità violata. Ma non è andata così. Ho molto seguito su internet e non ho mai avuto problemi a pubblicare le foto del mio corpo nudo. È il mio lavoro, è la mia passione, non ha molta importanza se indosso i vestiti o meno, dipende tutto dal risultato che si vuole raggiungere. L’erotismo è un elemento fondamentale nella mia vita e non ha niente a che vedere col sesso, non necessariamente, per questo nella mia concezione di fotografia il nudo rimane puro, provocante in quanto tale, ma mai volgare. Mi sono sempre domandata come si sentissero le modelle nella sfera più esplicita per quanto riguarda la nudità, ma è un campo che non ho mai voluto esplorare direttamente. Non mi sentirei a mio agio né a posare in modo apertamente provocante, né a pubblicare tali foto. Per questo motivo essere di persona di fronte a quelli che sarebbero potuti essere i miei “followers” non mi ha turbato, perché non hanno visto niente di ciò che io non abbia voluto far loro vedere. Solitamente decido io cosa pubblicare, ma decido anche come essere di persona di fronte ai fotografi con cui lavoro, o al resto del team quando è presente. Ero nella mia sfera lavorativa quindi e il fatto di aver avuto intorno a me persone che non conoscevo non mi ha condizionato. Hanno semplicemente visto come poso, quindi come lavoro. Quell’intimità in cui mi racchiudo in qualità di modella non è stata profanata. Credo invece sia stato più difficile per quegli sconosciuti trovarsi in un luogo inesplorato, di fronte a un corpo nudo di una donna mai vista prima se non forse sul Web. Io sono abituata a espormi, loro invece hanno sempre osservato una modella da un monitor… Ed eccoli lì, esposti, con le loro espressioni bene in vista, forse più nudi di me.
Gemma / model
Non è la prima volta chemi ritrovo a posare nuda di fronte a una decina o più di persone. Mentirei sedicessi che è come essere da soli con il fotografo. Nel caso specifico diqueste fotografie create con Marco, mi sono senz’altro ritrovata a concentrarmidi più, quasi come se stessi tenendo la testa immersa sott’acqua, ancora unpo’, per “ignorare” tutti quegli occhi su di me. Ma non voglio intendere tuttociò in alcuna accezione negativa. A volte il corpo è solo un involucro, e tuttine abbiamo uno, di cosa preoccuparsi? Ho imparato che il pudore è tutt’altracosa. Eppure il bombardamento di immagini al quale siamo sottopostiquotidianamente attraverso l’impiego dei social networks ha inevitabilmentecambiato la percezione di cosa vediamo, soprattutto di cosa ci vienevolutamente mostrato.
È come se, nel caso della fotografia (dal selfieal servizio fotografico), l’intero processo continuasse oltre al click delmezzo fotografico, oltre la scelta della foto e della sua eventualepostproduzione. A mio parere, la fotografia di questo tipo, incontrandosi con isocial networks, si è tramutata, volente o nolente, in una sorta diperformance. Lo spazio collaborativo sorpassa i limiti quasi intimi posti trafotografo e modella e va inevitabilmente a includere un pubblico, i cosiddettifollowers. Acconsentendo o scegliendo deliberatamente la pubblicazione virtualedi certe foto è quasi un atto di offerta, un’offerta alla partecipazione.Queste fotografie non si limitano solamente a dire qualcosa di intimo su dinoi, su com’è il nostro corpo, su come decidiamo di mostrarci mostrandolo; lafotografia, come sempre, continua a provocare qualcosa in qualcuno ed è perquesto che, a mio parere, i followers risultano spesso essere il terzo asse deltriangolo.
Alessandro Villani
Per me il punto di vista è diverso perché sono un fotografo anch'io e quindi credo che in realtà faccia tutto parte di un processo di personalizzazione che sta avvolgendo tutta la società e in un certo senso i selfie sono un sintomo e non una malattia.Ovviamente non ho nessuna opinione morale sull'argomento perché credo fermamente che ognuno abbia il diritto di raccontarsi come vuole,l'unica barriera che sento in maniera fortissima è quella estetica e quella si che è una bella barriera che anche tu hai deciso di rispettare: le persone nude sono tutte bellissime,alcune ipnotiche e quindi la distanza che si crea è innanzi tutto estetica non fra nudo e vestito ma fra bello (e quindi con il diritto di spogliarsi) e brutto che fa meglio a star vestito.Io non sono un follower silenzioso di nessuno ,complice l'età e la mia posizione analogica nei confronti del mondo ho bisogno di rendere reale un incontro se vedo qualcuno che mi interessa veramente lo contatto non rimango silente.In conclusione,mi sono divertito anche a guardare le facce degli altri,magari meno abituati di me a luci e situazioni particolari,in questo senso sono stato un pessimo testimone perché mi mancava il requisito fondamentale dello sguardo nuovo,guardavo più a come facevi le cose che alla modella e solo un fotografo può capire perché..:).Per quanto mi riguarda è una bella idea che non vedo l'ora di vedere esposta per gustarla meglio e magari esprimere cose più vicine al progetto,perché commentare prima di vedere le fotografie mi risulta difficile.
Nicole Andrea / model
Mi è piaciuta molto l'idea di partecipare a questo progetto, proprio perchè l'immagine che abbiamo realizzato ha riassunto una personale osservazione su questo fenomeno: ovvero la totale divergenza di opinione da parte di due soggetti nel vivere, vedere, sperimentare il medesimo fenomeno\ esperienza. Personalemente ho fatto moltissime foto, di tante tipologie diverse,anche del nudo.. E fino a poco fa me ne sono totalmente fregata di quello che potesse pensare la gente, perchè in fin dei conti io volevo rispondere solo alla mia coscienza, al mio gusto e al mio punto di vista.
Purtroppo non funziona così, i social al giorno d'oggi non sono più un canale di (per così dire) cazzeggio, ma una vetrina di lavoro, ragione per cui ognuno di noi inserito in questo contesto è un brand in un mercato, ed essendo io una modella non posso pretendere di lavorare per quello che mi interessa se do un'immagine discordante di me (anche se, come ogni individuo sono costituita di poli opposti che convivono, e forse io ancor più di altri)!
Oltretutto, spesso e volentieri, in passato mi sono alterata nel leggere commenti o considerazioni sotto agli scatti che postavo che dimostravano una totale disattenzione nei confronti della foto in favore di osservazioni su di me o sul mio corpo! Amo la fotografia e io per prima molte volte mi considero uno strumento che da un significato a un contesto più grande: L'IMMAGINE! Ragione per cui odiavo il fatto che questa di per sè non venisse considerata...
Al di la di tutto ciò io sono per l'idea: "vivi e lascia vivere", quindi non mi scalfisce vedere nella rete scatti di nudo, anzi, se l'immagine è dal mio punto di vista interessante sono la prima ad apprezzarla e a soffermarmici!
Altro discorso sono i selfie, per questi dal mio punto di vista rimane il discorso del vivi e lascia vivere, ma ovviamente questo fenomeno apre un'altra diatriba.. Non voglio essere prolissa per cui cercherò di riassumere in breve la prima osservazione a tale riguardo: io credo che quasi tutte le persone che postano selfie nude nascondano in realtà un sostanziale bisogno di attenzioni, e una grande insicurezza. Si posta la foto dove ci si trova belli, attraenti, "venuti bene" forse perchè inconsciamente si vuole un pò mentire a sè stessi e autoconvincersi che nella realtà si è proprio come in quello scatto ricercando nel contempo una conferma esterna (altrimenti i filtri e photoshop per smartphone che li hanno inventati a fare? :))
Claudia Caporali
Carissimo Marco,
per me è stato un grandissimo onore poter partecipare al progetto, mi hai dato la possibilità di essere fotografata, senza sentirmi in imbarazzo dato che, per una sorta di timidezza, non amo molto essere immortalata nelle foto… lo avresti detto?
Voglio essere totalmente sincera con te, non mi nascondo dietro frasi fatte e finte per apparire compiacente o aggraziarmi simpatie, mai! Sempre la verità, ma con educazione e magari un pizzico di sarcasmo.
SELFIE, comportamento umano che sta portando le persone a fotografarsi in ogni luogo e dove, in ogni posizione, con ogni espressione possibile, con abiti o senza.
Sinceramente? Mi hanno stufato… questa nuova moda all’inizio era divertente, facce simpatiche, situazioni intriganti… anche io ne ho fatti alcuni… ma ora?
Premettiamo che gli uomini non si fanno poi così tanti selfie, almeno tra i miei amici di facebook, mentre le donne compensano… eccome!!
Si vedono solo bocche a papera, tette di fuori, pance tirate in dentro, cosce tatuate, perizoma quasi inesistenti come costume da bagno, lingue di fuori soprattutto se si ha il piercing, trucco pesante alle 8 di mattina con rossetti che non vedi neanche sul Red Carpet durante la notte degli Oscar, tacco 12 ad ogni ora del giorno e della notte, posizioni del Kamasutra, chiome fluenti tutte posizionate da un lato che mi ricordano tanto la pettinatura a “schiaffo” della moglie di Fantozzi, la famosa Pina, unghie delle mani e dei piedi laccatissime e coordinate ovviamente in bella vista ecc ecc ecc.
Ovviamente il tutto photoshoppato o filtrato con instagram per togliere i difetti ;-)
Potrei andare avanti per ore J
Credo che questa mania esagerata del selfie denoti, o una grande insicurezza ed un bisogno emotivo di “like” e commenti per sentirsi belle (del tipo: “tesoro sei davvero bellissima” ,“mamma mia che pezzo di f**a che sei” il tutto accompagnato dai commenti del soggetto del selfie “noooo ma cosa dici?!? Sono brutta, grassa, bassa …” ecc ecc)
Oppure un grande egocentrismo accompagnato da un consapevolezza di essere “gnocca” (per non dire narcisismo) e di farlo vedere al mondo cercando di provocare invide.
Se una donna si sente bene con se stessa e col proprio corpo, non ha bisogno di conferme esterne.
Lo stesso può riguardare il “farsi fotografare”… MA, (grande ma) ovviamente se guardo foto artistiche tue o di altri fotografi, se sfoglio giornali con fotomodelle, non posso dire lo stesso, perché non lo è! Il vostro lavoro è Arte. J
Riguardo, invece, al work shop posso dirti che mi sono divertita tantissimo, tu, Marta e tutti gli altri siete stati veramente gentili, mi sono sentita a mio agio fin da subito, grazie infinite!
E’ un’esperienza che mi rimarrà sempre nel cuore e ogni tanto ci penso col sorriso sai?
Penso alla tua professionalità, la tua umiltà e amore immenso per quello che fai.
Riguardo a Barbie non mi sono sentita per niente in imbarazzo! Molto professionale, ad un primo impatto anche molto dolce.
I filtri non c’erano, è vero, ma lei è una professionista, questo è il suo lavoro, ecco la differenza con gli autoscatti fatti da chiunque.
Ho notato la differenza che c’era nel suo volto e nei movimenti del suo corpo quando le scattavi le foto e quando era in pausa.
Mi è rimasto molto impresso, la naturalezza di una persona normalissima quando preparavi le luci e la provocazione negli occhi e nei movimenti quando scattavi.
Il progetto è sicuramente geniale, immortalare in scatti le reazioni che le persone generalmente hanno quando guardano foto di nudi, senza lo schermo che protegge, senza IPOCRISIA.
Non vedo l’ora di vedere le foto!!
Grazie ancora per l’opportunità Marco, mi hai fatto un grande regalo!
Un abbraccio
Claudia
Giuseppe Gullo
Caro Marco.. Dire che fare,anche solo la comparsa,in un tuo progetto per quanto mi riguarda è stato davvero emozionante..
Io ero a Diegaro...al castello!gia solo il contesto era spettacolare...la modella che hai scelto è una ragazza spaziale...pensa che ho iniziato a seguirla su istagram...quindi sono diventato a tutti gli effetti un suo follower..entrando totalmente nella parte!
Sei un professionista affermato e la tua genialità si mischia alla tua semplicità creando una formula davvero vincente.
Posso solo dire e spero che venga scritto nel tuo libro...che se un giorno i miei nipoti si innamoreranno della fotografia e dovessero ispirarsi ad un grande del mio tempo....potrò con orgoglio sfoggiare la mia amicizia con il loro Idolo.
lo firmo e lo sottoscrivo...sei una persona davvero perbene...tanti auguri per il tuo lavoro e non mollare mai
Consuelo Carigi
Credo che farsi un selfie e pubblicarlo sui social network sia nient'altro che una forma di comunicazione, un nuovo linguaggio multimediale. Un po' com'era per le generazioni precedenti che però potevano esprimersi soltanto con certi media, la moda in primis, l'appartenenza a una determinata sottocultura, l'arte. Tradotto in immagini: un graffito, strapparsi i jeans, rasarsi i capelli. Oggi la tecnologia invade ogni campo, e questi modi di comunicare diventano ancora più immediati grazie alla fotografia e alla sua diffusione sui social network. L'immagine, in questo caso il selfie, diventa un modo per socializzare, per ottenere approvazione, per accrescere l'autostima, o per distruggerla, per prendere posto all'interno di una società che oggi é anche e soprattutto online, virtuale. Personalmente credo anche che questa forma di comunicazione rappresenti oggi un vero e proprio status symbol, soprattutto per i giovanissimi. Acquistiamo potere e popolarità in base al numero di followers, di like, a come interagiamo sui social, con chi, etc... E per diventare ancora più popolari, più seguiti, si tende a mostrare tutto, o a mostrare troppo, si s-cade in un tunnel nel quale più dai, e quindi più mostri, più (like) ricevi. Il follower é colui che in silenzio (ma neanche tanto) muove tutta questa macchina, é colui che riceve il messaggio, che approva o disapprova, che crea nuove occasioni di scambio. Anche perché senza consenso o senza un seguito questo tipo di esibizionismo non può e non ha ragione di esistere.
Essere presente mentre la modella posava nuda di fronte a noi é stato strano, ma non troppo. Pensavo che sarebbe stato imbarazzante, anche perchè ci era stato chiesto di fissarla e non distogliere mai lo sguardo. In realtà dopo un paio di minuti é diventato tutto molto naturale. La differenza tra set fotografico e immagine sui social network é che sul set abbiamo avuto modo di interagire dal vivo, di scambiare due parole, di conoscerci, di far parte di un progetto insieme, e non di giudicare un'immagine essendo magari totalmente svincolati dal contesto. E' stata una sensazione strana. Essere lì in quel momento significava avere in qualche modo la consapevolezza dell'immagine che stavamo creando senza poterla però cogliere del tutto, essendo in un'altra dimensione (reale e non virtuale) . Una dimensione formata da persone pensanti e reattive e non da profili e nicknames. Per farti un esempio terra terra se avessi trovato una foto della stessa modella nuda nel mio newsfeed avrei probabilmente fatto caso ai capelli, o al trucco, al suo corpo, a chi ha condiviso la sua foto, niente di più. Dal vivo ho fatto altre considerazioni, ad esempio come facesse ad essere a suo agio nuda in mezzo a tanti sconosciuti, come vivevamo noi il fatto di doverla guardare, etc.. Detto questo, sono stata molto felice di far parte di questo progetto! L'argomento é molto interessante e attuale, ed é stata un'occasione per porsi delle domande e conoscere persone interessanti! Non vedo l'ora di vedere le foto!
Buon lavoro! :)
Elisa Zamagni
Prima di tutto ancora complimenti. Trovo questa tua idea / progetto davvero originale e giusta per questa finestra sociale.
sul cosa ne penso di farmi self-service nudi...dunque...ammetto che qualche cosina ho fatto per i miei amanti ma solo in privato...sui social mi piace pubblicare foto che mi sono fatta o che mi hanno fatto purché non siano indecenti visto il mio aspetto fisico non tra i più longilinei.Assolutamente condivido l'idea che i social giocano oggi un ruolo importante nel mostrarsi facilmente senza veli...forse x mostrarsi veramente x come si è. L'ho provato in passato L,esperienza del mettersi davanti al Po e comunicare con perfetti sconosciuti creando magicamente un,alchimia che diversamente ho ritrovato nelle relazioni " reali"
Il ruolo del follower e, magico se ci pensi...non si nasconde...decide di farsi conoscere in un modo diverso e di conoscere il mondo attraverso uno schermo, un filtro, uno specchio magico. Per me è' stato un onore essere su quel set così diverso dagli altri, unico, perché unico e' questo progetto. Non mi sono imbarazzata tanto nel vedere La modella nuda, anche perché il tutto e' stato gestito con molta professionalità e naturalezza. È' stato buffo il fatto che anche per lei fosse la prima volta (ovviamente) quindi ci siamo forse supporti a vicenda. Come diceva la modella stessa, un conto è' farsi fotografare e. Sapere che poi tantissime persone ti vedono sullo schermo...un conto è' averne alcune dal vivo a due cm dal tuo corpo! Nel veder poi lo scatto finale ho provato un'emozione ancora diversa...vederci tutti da Fuori ha reso davvero l'idea che tu marco avevi provato a spiegarci ma che a parole non era la stessa cosa. L'immagine di noi con lo sguardo rivolto sulla modella...diversi sguardi...ognuno interpretabile in mille modi...insomma...che meraviglia. Che altro dire.? Ce ll'hai fatta Marco! Hai fatto centro!
Daniela Castellucci
Mi sono divertita molto, il mio carattere socievole e curioso ha preso il progetto come un gioco, anche se gioco non è.
La ragazza si è veramente spogliata davanti a noi, era reale, imbarazzata a tratti, era se stessa, in un misto tra approvazione estetica e superamento di intimità privata.
L'ho trovato interessante e strano, io non ci riuscirei. Io, che però ero in mutande e canottiera davanti a lei e ci stavo comoda. Basta veramente uno straccio minuscolo addosso per sentirsi più sicuri? Siamo figli di un tempo strano. Ci piace mostrare, ma non essere usati. Come se una volta mostrati, potessimo ancora essere noi i padroni della nostra immagine. Ci regaliamo al web, che può fare qualsiasi cosa con la nostra immagine, ma pensiamo ancora di essere noi a tenere le fila della nostra immagine e volontà.
Il tuo è un progetto forte. Mi è piaciuto molto, perché è come essere dentro a una stanza piena di specchi. Siamo l'altro, gli altri, siamo noi stessi, siamo l'ambiente e i punti di vista si intersecano e scambiano in un giorno voyeuristico in cui non distingui più un ruolo preciso.
Mi piace anche il teaser, in cui tu stesso diventi estensione di noi. La tua macchina fotografica, il nostro occhio, i nostri pensieri. La nostra indiscrezione.
Eppure, chiediamo costantemente permesso.
Gea Salzano
Un selfie di un bel corpo o di un bel viso ti fa pensare: "vorrei esserci io, vorrei essere io"...Dal vivo provi solo curiosità nel conoscere la persona che sta posando per te.
Loretta Leonardi
Ciao Marco,
certamente i miei 60 anni condizionano le risposte perchè il mio vissuto quello di un ventenne o di un trentenne, mi sento comunque di dire che mentre ai miei tempi la ribellione agli schemi si manifestava diversamente, il topless era il massimo della trasgressione ma non significava assolutamente "guardatemi ci sono anch'io esisto" questo per quanto riguarda i selfie nudi. Per la pubblicazione delle foto sui social purtroppo è il nuovo modo di comunicare ci metti la faccia solo in apparenza perche hai sempre un filtro davanti la comunicazione non avviene in modo sonoro con il tuo cervello che comunica alla tua bocca ciò che dire, sei sempre muto, ma non si torna indietro.
Cosa diversa dall'espressione artistica del corpo nudo, un dipinto una statua una foto di autore sono cose ben diverse.
Essere presente nel ruolo di follower non mi ha creato particolari problemi, la modella era talmente lieve con una carnagione da statua, era di spalle, il mio unico problema ero IO in posa non sono naturale ho temuto e temo ancora di avere rovinato lo scatto
Il progetto che dire.: ogni artista esplora forme di comunicazione diverse , lo scambio dei ruoli è interessante perchè il soggetto diventa oggetto e le comparse sono parte integrante e fulcro della scena. Non elementi di contorno, passivi ma interpreti principali della narrazione.
Riccardo Ciriello
Credo che il progetto di Marco sia disarmante, mette in luce l'aspetto oscuro della rete, svela il crudele voyeurismo che la rete amplifica.
Essere dentro a un set del progetto di Onofri mi ha sensibilizzato e spaventato allo stesso tempo, non tanto per l'osservazione della nudità del soggetto principale ma per le persone che potevano essere "vicine" a me nell'osservazione dello stesso soggetto senza abiti. Siamo sicuri che tutti guardino con buone intenzioni?
Marco fotograficamente sta urlando questo pericolo, sottolinea la facilità di utilizzare la rete per mostrare se stessi superando molte insicurezze grazie alla finta intimità dei selfie pubblicati.
Il telefonino risulta una tagliente e incontrollata finestra su varie intenzioni sfaccettature del mondo e dal mondo.
Pesante, Followers è un progetto pesantemente pungente e solo un peso massimo della fotografia come Marco Onofri poteva azzardare e riuscire a stendere il pubblico.
Onorato di aver partecipato come comparsa "voyeur" in uno dei round fotografici di questo strepitoso progetto.
Grazie.
Margherita Cesarano / model
Ciao Marco,
intanto grazie ancora per avermi coinvolta in questo progetto.
Ci chiedi di farti sapere cosa pensiamo dei social, dei follower e quant'altro.
Io non posso dire di essere sempre stata pro social network, ero una di quelle che pensava: "se uno ti vuole cercare basta che ti telefoni", questo fino a quando non mi sono iscritta a facebook, circa 3/4 anni dopo il suo arrivo. Il mio punto di vista è cambiato, ho iniziato ad apprezzare il fatto di ritrovare persone che non sapevi dove fossero finite, di poter parlare con altri dall'altra parte del mondo, ma come tutte le cose c'è anche il rovescio della medaglia.
Parlando strettamente del mio lavoro da fotomodella, farmi fotografare e poi postare il risultato su facebook e/o instagram e/o dove vuoi, lo considero parte del lavoro, è il mio biglietto da visita mostrare quello che faccio. è grazie ai social che ho potuto lavorare in quasi tutta Italia ed anche all'estero, è uno strumento potentissimo per comunicare ed arrivare in luoghi dove senza faticheresti ad arrivare.
Non sono mai stata una tipa da "selfie", preferisco mostrare la foto di un posto, di qualcosa che sto vedendo..non io nella foto che sono in un posto..mi sembra ovvio che se faccio uno scatto che so, in Spagna, sono io che ho fatto la foto mentre son li, perchè mi ci devo mettere in mezzo? Cazzo l'ho fatta io, certo che son li.
Capita che mi faccia delle foto stupide, ma le mando ad amici in via privata; in questo senso sono molo riservata: una cosa è il lavoro, un'altra è la vita privata.
Poi probabilmente per qualcuno i selfie sono anche parte del lavoro, per renderti più social..perchè questo, essere "social" funziona, e ti fa apprezzare dalle persone.
Ovviamente non è solo lavoro, c'è chi lo fa perchè ha voglia di farsi vedere e chiacchierare, non credo che ci sia qualcosa di male in questo.
In un'epoca come la nostra gran parte poi la fanno i follower, che da un lato è piacevole sentirti apprezzato e seguito, ma dall'altra ti chiedi quanta importanza abbia per te come persona alla fin fine, perchè come spiegherò ora, per il lavoro pare che ne abbiano ed anche molta.
Ahimè, odio profondamente il fatto che non esista quasi più l'avanzamento per merito, bensì l'avanzamento in base a quanto seguito hai, a quanti follower hai, a quanto sei "social"..quanti ne abbiamo visti che solo per questo han fatto grandi lavori pur avendo un operato mediocre? Tanti e troppi (succede un po' come con il denaro, se hai un sacco di soldi sembra che tu possa guadagnarti il mondo..ed io trovo questa situazione alquanto becera e schifosa).
Facendo un passo indietro, i fan sono sempre esistiti, ma questo potere che hanno oggi grazie ai social non l'avevano. è tutta una questione di marketing.
Non per ripetermi, ma ahimè penso che i social network stiano azzerato la facoltà di pensare/ragionare di certi elementi, quanti commenti leggiamo totalmente idioti, o totalmente senza senso, o di cattivo gusto? Tanto chi se ne frega, nessuno ti vede in faccia quindi si può dire quello che si vuole no? Una volta quando parlavi con qualcuno ci pensavi 10 volte prima di dire una stronzata, perchè eri li faccia a faccia con questa persona e rischiavi di fare delle gran figuracce, ci pensavi se quello che stavi per dire era una cazzata o meno, ora con lo schermo che ti nasconde questo non importa più: in un posto dove volendo puoi essere chi vuoi, che importa quello che qualcuno possa pensare se tanto nemmeno sanno che faccia hai e se magari fai credere di essere un'altra persona?
è anche vero che la gente che non pensa è sempre esistita, il social network sta aiutando a far vedere subito quello che le persone sono in realtà. Una volta senza i social ti ci voleva un po' magari per capire chi avevi avanti, ora diciamo che è molto più facile capirlo, visto anche che un commento che prima facevi ad una singola persona, ora è alla mercé di tutti.
Ma per fortuna non è tutto così pesante e deleterio, esistono anche persone con cui puoi confrontarti e questo è confortante, ho conosciuto persone geniali e meravigliose, anche partendo dai follower, cosa che senza social non avrei potuto fare. Ho viaggiato grazie ai social e ai follower per il passaparola, per la fiducia datami..quindi pe fortuna non tutto è da buttare.
Grazie mille Marco,
a presto!
Annalisa Malaguti
Ciao Marco,
per prima cosa complimenti per aver portato a termine questo progetto a mio avviso bellissimo e sono veramente contenta di averne fatto parte come comparsa/follower!
Le mie impressioni:
Partiamo da un luogo comune: ognuno deve essere libero di fare ciò che vuole, soprattutto con le proprie immagini.
Detto questo, personalmente non amo molto espormi a livello globale con un semplice click.
E' qualcosa che forse andrebbe pensato meglio da chi lo fa.
E non solo quando ci si espone da nudi, ma quando ci si espone in qualsiasi momento. Ho molti carissimi amici e amiche che non riescono più a fare un passo, un gesto, dire una frase, mangiare una pizza o vedere persone senza postare anche questo pezzo della propria vita. In pochissimi, me compresa, hanno il coraggio di scrivere sotto ad un post o a una foto questa semplicissima frase: non mi interessa.
Perché in realtà interessa a un sacco di gente .Semplicemente perché la vita vera si sta vivendo on line, in vetrina e tutti condividono tutto e la nudità non è da un pezzo la cosa più eclatante.
I selfie dopo essere stata dal parrucchiere, i selfie della colazione di ogni giorno, i selfie di gruppo al ristorante, i selfie al mare con gli amici....selfie, selfie selfie....bello condividere.
Ma la mia impressione è che si perda un pezzo di vita ogni volta che si posta quel pezzo on line. Non perché è un momento solo tuo, ma perché è un momento tuo da condividere e vivere con chi è con te, qui ed ora, non necessariamente in tempo reale con chi non c'è.
Una sera a Barcellona, per il mio compleanno, ho dovuto chiedere alle mie tre più care amiche di mettere via il telefono almeno per una mezz'ora. Non è stato possibile. Risultato, ho uno splendido ricordo della serata e una marea di selfie e foto su facebook; ma nessuna di noi aveva niente da raccontare al ritorno perché non ce n'era più bisogno, quel pezzo della nostra vita lo avevano vissuto anche tutti i nostri followers!
Viviamo tutti la vita in vetrina, di meno nel mondo reale, ma tant'è.
Per questo l'idea dei followers presenti fisicamente accanto ad una modella nuda, mostrare a chi si mostra chi e come guarda dalla parte opposta mi è sembrata una idea geniale, letteralmente.
Essere presente non mi ha colpito per la nudità, ma per il concetto dell'essere follower e farmi i cavoli altrui non attraverso un filtro, ma faccia a faccia con la modella e per di più con altri followers curiosi, come me.
Quella foto è adesso parte del mio vissuto nella vita reale, in un certo senso uno splendido paradosso!
Roberto Feroli
Ecco pensieri ed emozioni.
Comunque, grazie ancora!
La libertà è il bene più grande che abbiamo.
Quindi rispetto a pieno la libertà di chi cerca libertà anche sui social network, nella forma che ritiene più opportuna, più congeniale a ciò che sente di essere in quel momento della propria vita.
Quando ho risposto all'annuncio, come spesso mi accade, ho colto al volto l'opportunità; ma così al volo che, a dire la verità, non avevo capito esattamente il tema dello scatto fotografico. Ho pensato "andiamo", punto.
In quella stanza d'albergo, per poco più di un'ora, mi sono ritrovato in un mondo parallelo, molto più che gradevole. Ho amato i colori del set, gli abiti delle altre comparse, l'assenza totale di qualsiasi forma, anche minima, di disagio.
Lavorando nei media da 26 anni, posso dire tranquillamente di conoscere la finzione ed anche la sua rappresentazione. Durante il lavoro di Marco, tutto è stato semplicemente reale.
Imbarazzo zero: adulti consapevoli, chi si mostra e chi guarda.
Regole chiare per tutti.
Una pace...strana, inattesa.
Tutto era come doveva essere.
Direi che, in quella camera, tutto era come dovrebbe essere, anche fuori, ogni giorno.
Andrea Severi
Ciao Marco!
Prima di tutto grazie a te per l'opportunità che mi hai dato per provare qualcosa di nuovo!
Partecipare è stato interessante, come interessante era il progetto in se; saper di aver contribuito con molto poco alla tua realizzazione mi fa molto piacere.
Venendo al succo, cosa ne penso di farsi un selfie, Facebook, filtri e così via? A volte credo che la gente il filtro proprio non lo voglia! Altre volte su Facebook, certa gente, di filtri ne dovrebbe mettere tanti tanti tanti!
Grazie ancora Marco!
Ciao e attendo tue
Lisa Fiuzzi
Ciao Marco. Visto che ci conosciamo dai tuoi esordi fotografici e la stima che ho in te come persona prima e professionista poi, voglio dedicarti alcuni minuti per rispondere alla tua lecita richiesta. È bello poter unire la parola ad una immagine. Un idea, un opinione, un punto di vista per poter completare il quadro della situazione. Io uso i social network per curiosità. Non mi interessano i nudi o gli esibizionisti ma qualche selfie con gli amici o in vacanza chi non se li è mai fatti.... È un lasciare una traccia di sé e far vedere al mondo che ci siamo. A volte per cercare affermazioni e rafforzare il nostro ego, o più semplicemente per fermare un momento importante. La fotografia è un arte che fa vibrare le mie corde e poter partecipeare ad un set con veri professionisti ed essere anch'io partecipe di una cornice, beh non mi è sembrato vero... È stato molto interessante vedere il dietro le quinte e le ore di preparazione per una mezz'ora di scatti. Un'accurata impostazione che ha poi lasciato spazio all'improvvisazione. Verrebbe da dire 'è tutto qui?'. Eh no. Visto il risultato finale... perfetto!
Non vedo l'ora di gustarmi tutta l'opera per intero. Per ora il capitolo è stato una buona partenza. Buon successo. Lisa F.
Marco Lucchi
Ciao Marco io sono Marco e sono felice di essere stato un protagonista assieme a tutte quelle persone che hanno partecipato al progetto e a tutti voi alla creazione di un opera d'arte che scaturisce sempre , secondo me , dalla mente dell'artista con l'esigenza di creare una relazione con gli altri coi followers e con chiunque abbia la volonta' di interagire con forme diverse di espressione e di linguaggio. In questa occasione ho voluto coinvolgere anche mio nipote di otto anni con il desiderio di seminare su quel terreno fertile e incontaminato che e' l'animo di un bambino l'amore e la curiosita' per l'espressione umana e per il linguaggio non scritto per dare con l'attenzione e la sensibilita' che merita un piccolo uomo del domani una visione imparziale del corpo dello spazio dell'intenzione a disposizione di tutti coloro che vogliano farne un arte. Grazie per l'oppurtunita' a presto.
Giulia Fregola
Essendo una persona che ritiene di non essere fotogenica, evito ogni tipo di scatto, rimanendo piacevolmente sorpresa quando 1 su 100 risulta essere decente, e nonostante tutto, il mio primo pensiero non è quello di pubblicarla su facebook piuttosto che instagram, ma comprendo che ci siano persone più attratte di altre da questo tipo di “meccanismo”.
Al ruolo dei social ci penso spesso e lo considero talmente potente quanto disarmante nella misura in cui se ne comprendono i vantaggi e gli svantaggi.
Ci basti pensare a quando un tempo, per metterci in contatto con qualcuno avremmo avuto bisogno per lo meno di un numero di telefono, di sapere il cognome, l’indirizzo di abitazione, mentre oggi non è cosi’, oggi basta digitare il nome, che magicamente in un battito di ciglia, ci si può mettere in contatto con chi desideriamo, senza protezione alcuna, e con la privacy ridotta ai minimi storici, nonostante se ne faccia un gran parlare, un semplice ragionamento considerando che al mondo esiste il bene, ma anche il “male”.
Insomma la maggior parte di noi si considera (e fortunatamente lo è) “una brava persona”, ma quanto non sappiamo di quei fruitori, la cui realtà, la vita e le condizioni sociali non sono state benevoli? è in quel momento che rifletto su quante persone ci sono mentalmente disturbate, psicologicamente deviate, momentaneamente turbate, che siedono al di là dello schermo, e che indisturbate e “protette” nell’ intimità del luogo in cui si trovano, CI GUARDA; “entriamo” a nostro piacimento nella realtà di chiunque, e per quei pochi secondi in cui sfogliamo la vita degli altri è come se, nonostante estranei, facessimo parte di quell’immagine, di quella realtà che noi stessi, più o meno consapevolmente, abbiamo deciso di portare all’attenzione di tutti...è questo che facciamo quando decidiamo di pubblicare un’immagine, coinvolgiamo in qualche modo, chi ci osserva, non considerando QUANTI o CHI realmente visionerà l’istantanea.
Credo quindi che, come per ogni cosa, la consapevolezza sia fondamentale nell’utilizzo dei social, di qualunque natura essi siano.
Sono stata sin da subito entusiasta all’idea di partecipare a questo progetto che, mi ha interessato e incuriosita. Penso anche che sia stato meditato e proposto al momento giusto, un momento in cui tutto va a mille , c’è poco controllo e passiamo la maggior parte del nostro tempo e in maniera crescente, davanti al telefonino, pc, tablet…senza farci troppo caso.
Ormai questi accessori fanno davvero parte integrante del nostro tempo, del nostro modo di comunicare e vivere, e se non ci fossero’ più cosa faremmo?...questo è un altro mio interesse in merito…eventualmente un altro lavoro Marco…ti vendo l’ideona..ahahahaha
Quel giorno la curiosità era tanta, pensavo a come potesse essere il ricostruire il frangente di un momento personale e intimo e collocarlo in mezzo ad un gruppo di persone che devono fare finta di non essere fisicamente lì, ma che lì invece sono, e che guardano! Consideravo anche quale sarebbe stata la mia reazione alla vista di un corpo nudo, nonostante io abbia fatto scuole d’arte e la nudità sia sempre stata un’abitudine, ad ogni modo, a parte l’imbarazzo iniziale durato qualche secondo, dopo alcuni minuti la modella non era più il centro della mia attenzione, lo era diventato invece il guardare i volti dei “compagni d’avventura”, c’era chi non riusciva proprio a guardare la modella, chi sembrava che per qualche sua censura interna, si concedesse solo qualche secondo riportando poi dopo subito lo sguardo altrove, c’era anche chi si era apparentemente sentito a proprio agio da subito…ecco questo non me lo aspettavo, io che pensavo che non avrei guardato il volto di nessuno se non quello della modella, ritrovandomi invece con lo sguardo a spaziare in totale libertà.
La modella era bravissima, non era nemmeno calcolabile il mio imbarazzo se mi fossi trovata al suo posto, era talmente tanto che quello non riuscivo proprio a immaginarmelo.
in continuo aggiornamento...